«Essere re era qualcosa di più di una semplice condizione di potere, si disse. Era il suo stesso destino, in cui aveva sempre creduto, fin da quando aveva visto ricevere l’olio benedetto da suo padre e lui stesso era stato consacrato, insieme a Carlomanno, erede del regno.» (F. Forte, Karolus. Il romanzo di Carlo Magno)

Karolus. Il romanzo di Carlo Magno, l’ultima straordinaria fatica di Franco Forte, s’incentra appunto sull’imponente figura di Carlo Magno e prende avvio dal momento supremo, ovvero dal dicembre dell’anno 800, quando viene incoronato imperatore da Papa Leone III a Roma, regalando al mondo «un nuovo Cesare», grazie al quale tornerà a risplendere la gloria dell’impero romano.
Sin da subito, dall’antefatto cioè, emergono le caratteristiche più umane del nuovo imperatore, le sue fattezze e debolezze intrise di emozioni che a stento riesce a trattenere in un momento tanto solenne:
«L’emozione di Carlo, il futuro imperatore, che dovrà essere celebrato da Dio e dagli uomini, dal popolo che lo sta acclamando. Impugnando la spada che prima era stata di suo padre Carlo lanciò un ultimo sguardo al suo passato da ragazzo, che mai avrebbe immaginato di arrivare lì dov’era ora, sotto il peso dell’incertezza “di ciò che l’attendeva oltre quella porta”.»
La storia propriamente detta ricopre un arco di tempo ampissimo, poiché attraversa tutta la vita del figlio di Pipino il Breve, re dei Franchi, così che l’Autore offre non soltanto un’occasione di ripasso storico approfondito ed erudito, a seguito della consultazione delle numerosissime fonti di cui si è servito, bensì anche l’opportunità di conoscere Carlo più da vicino, nel suo processo di crescita e di assunzione di responsabilità.
Sempre pronto a impugnare la spada, piuttosto che a curare lo spirito, Karolus cresce con un unico desiderio: quello di essere, un giorno, il degno successore del padre. Ogni circostanza, ogni incontro pubblico diventano perciò motivo di osservazione e riflessioni meticolose, di studio minuzioso e infaticabile.
Il tutto incoraggiato dal tutore Frodoino, che sempre cercherà di placare, sia pure morbidamente, la sua effervescenza, agendo con il solo fine di rassicurarlo: «Presto tuo padre ti consegnerà la sua spada e potrai cavalcare al suo fianco». Parole che qualche tempo dopo trovano un reale riscontro quando il cerchio, simbolo del potere divino, sancisce l’alleanza con la Chiesa, in un “patto” che avrebbe assicurato la difesa di entrambi.
Quando comincia a delinearsi il futuro dei due figli di Pipino il Breve, Franco Forte mette in luce il rapporto complicato e quasi segnato da una sorta di antagonismo tra Carlo e il fratello minore Carlomanno, rispetto al quale Karolus si sentirà sempre superiore.
Conosciamo più da vicino anche la madre Bertrada, forte, algida e determinata, per la quale gli affari contano più dei sentimenti e per primeggiare, per espandere il regno e portare alto il lignaggio, assicurandone la sopravvivenza negli anni a venire, è e sarà sempre pronta a tutto, persino a sacrificare la felicità dei figli, se necessario.
È nelle questioni private che Carlo sfoggia la sua determinazione e caparbietà, nella libera scelta delle donne che vuole affianco, a partire dalla dolce Imiltrude. Per lei proverà sempre un sentimento intenso e profondo, benché la realtà presenti ad entrambi una drammatica risoluzione, un diverso finale:
«Forse non era la più bella che aveva avuto tra le braccia, ma la sua freschezza, la sua generosità e il suo animo sempre allegro, sempre pronto a dissipare ogni ombra, erano quanto di più bello la vita gli avesse riservato fino a quel giorno [dell’investitura].»
Un’altra figura femminile importante nella vita di Karolus, l’unica con la quale può e riesce a dar sfogo a ciò che gli stringe il cuore, è la sorella Gisela, suo alter ego, che di tanto in tanto lo ammonisce:
«Ogni tanto ricordati chi sei. Il figlio di re Pipino, nuovo sovrano dei Franchi. Dovresti essere tu a comandare, non nostra madre».
In questo viaggio tra il pubblico e il privato, tra il senso del dovere e il fuoco della passione, tra la smania di potere e la complicata sfera delle emozioni, Franco Forte ci fa conoscere anche un’altra versione, probabilmente inedita dell’imperatore, e che ci stupisce, pur essendo un tratto distintivo dei personaggi dell’epoca: l’arrendevolezza dinanzi al Signore, la consapevolezza di essere piccolo al cospetto dell’Onnipotente che tutto può e alla cui giustizia nessuno sfugge, neppure in terra.
Insomma, al Carlo Magno che siamo abituati a conoscere sui manuali scolastici, l’Autore ne affianca un altro, beninteso non in antitesi (o almeno non del tutto), più riflessivo e tormentato da una molteplicità di interrogativi che troveranno una risposta in mille modi diversi, talvolta considerati come segni divini.
È un Carlo Magno che si guarda dentro, che ascolta il suo cuore e che fa appello ai sentimenti, senza tuttavia scendere e affogare nel sentimentalismo. Gloria e dolore sono un binomio imprescindibile; angoscia e sfiducia sono ingredienti inscindibili marchiati a fuoco nell’anima calma e impassibile all’esterno, ma rosa dai tarli di un’inquietudine implacabile all’interno.
Emerge il ritratto di un imperatore che ha un’unica, grande paura, e cioè che la spada possa seppellire il cuore sotto uno spesso strato di algida indifferenza, calcolo ed eccesso di egoismo e individualismo, perché
«Là fuori c’è un mondo strano. Meraviglioso e cattivo insieme. Bisogna saperlo comprendere, per non lasciarsi sopraffare. E combattere ogni giorno, per dominarlo.»
Timori che tuttavia svaniscono, evaporano come neve al sole ogniqualvolta lo sorprendiamo in compagnia delle figlie, lasciando che la sua parte più dolce, mite e affabile venga fuori senza riserve e regalando a noi lettori – che in quei momenti abbiamo la sensazione di essere di troppo (tanta è l’intimità che traspare dalla narrazione!) – attimi estatici di emozioni pure e vivide.
E se il Duca D’Auge di Queneau si chiede quale sia la differenza tra la storia universale in generale e la storia generale in particolare, noi potremmo dire – considerando questo romanzo – che non vi è discrepanza, ma incontro, poiché il viaggio nella Storia universale diventa pretesto per un viaggio nella storia intima e personale di Carlo Magno, entro uno spaziotempo sì peregrinante, ma ben definito.
Questo e molto altro troverete in Karolus. Il romanzo di Carlo Magno di Franco Forte, in cui la crescente tensione emotiva e la trepidante vividezza delle sensazioni si devono a una scrittura che ha la precipua caratteristica di essere per ipotiposi.
I personaggi, siano essi protagonisti e deuteragonisti, comprimari e secondari, antagonisti o mere comparse (aventi purtuttavia un peso tutt’altro che marginale) su questo immenso palcoscenico, sono vivi e quasi vorremmo avere la possibilità di dire la nostra, di essere loro consiglieri.
Soprattutto vorremmo essere lì per aiutare Carlo Magno a stemperare le sue angosce, perché sì, è vero, ha i suoi difetti e i suoi vizi (fa parte della natura umana!), ma a fine lettura ci si sente orfani, con la sensazione di aver perso qualcosa, pur nella consapevolezza di essere stati spettatori attivi e privilegiati di un inobliabile viaggio storico-geografico e pregno di umanità. 750 pagine da vivere.
© Antonietta Florio