Luigi Giuliano de Anna, La donna finlandese

La donna finlandese. Impressioni di viaggiatori attraverso i secoli di Luigi Giuliano de Anna è il ritratto di una donna «coraggiosa e indipendente, che nasce nella notte dei tempi finnici per riaffermarsi nel crepuscolo di una Europa in guerra».

La suddetta immagine è di volta in volta, capitolo dopo capitolo, vista dagli occhi dei viaggiatori, successivamente diventati turisti, e posta a confronto, secondo la comune tendenza, con la consorella scandinava e la donna sami:

«Se da una parte la prima le conferisce la patina di donna affascinante e sessualmente attraente, la seconda aggiunge alla narrazione il sempre utile tocco dell’esotico.»

D’altronde, è proprio

«nel confronto tra culture diverse [che] viene appunto privilegiata la diversità e anche la straordinarietà. Non si viaggia per vedere quanto abbiamo anche in casa nostra e, per secoli, la casa “loro” è stata parte di un mondo esotico e a noi sostanzialmente estraneo, quello del lontano Nord.»

L’Autore comincia la discettazione dalle origini dell’immagine della donna finlandese, citando fonti classiche, leggende popolari o racconti mitici, per poi soffermarsi sulla letteratura di viaggio e alcuni suoi aspetti.

Partendo dal presupposto che il viaggiare risponde a un bisogno di arricchimento sia interiore (il cosiddetto endocosmo), sia esteriore (il cosiddetto esocosmo), l’infinita molteplicità di sensazioni e impressioni che il viaggiatore (rac)coglie lungo il tragitto, non sempre respira di autenticità nel momento in cui viene riportata su carta.

Infatti, una delle caratteristiche di tale letteratura di viaggio è quella di stimolare e solleticare il dettaglio “sensazionale”, tenendo purtuttavia presente che i gusti letterari mutano e sono condizionati dal Zeitgeist (lo spirito del tempo).

Ora, tornando alla donna nordica, va da sé che la prima cosa che il viaggiatore nota è la bellezza, che non viene meno se è vestita da operaia o contadina (anzi!), e il fascino delle vichinghe che aumenta quanto più si lega con la riscoperta dei valori tradizionali.

Sarà forse tutta colpa dell’abbigliamento? In ciò si riafferma il “mito del buon selvaggio”, laddove la valutazione estetica della “selvaggia” è buona e pure innocente.

È cioè scevra di peccaminosità licenziosa e non inficiata dall’idea di peccato, fermo restando – come ebbe a dire il Foscolo – che la castità del nudo dipende dal contesto in cui esso si presenta e posto il rifiuto della donna finlandese di essere identificata come “oggetto sessuale”:

«Le finlandesi – afferma l’Autore rifacendosi a una citazione di Enzo Biagi – sono sì libere, ma sanno amministrare questa loro libertà secondo la propria coscienza, vogliono scegliere e non essere scelte.»

Cambiando a questo punto registro, l’Autore riflette poi sul ruolo della donna finlandese nella società odierna e verso cui gli stranieri nutrono un grande interesse e una forte ammirazione, specie se provenienti da paesi dove la condizione femminile è ancora arretrata, ragion per cui due mondi così distanti e addirittura paralleli, si incontrano:

«I visitatori stranieri avevano notato che la finlandese è più emancipata della consorella meridionale, infatti non è costretta a fare la donna di casa, ma può lavorare in vari settori della vita economica. […] Ella è del resto stata una delle prime in Europa a conquistarsi uno stato di eguaglianza con l’uomo, fatto questo che non ha mancato di interessare l’osservatore straniero data l’attualità del fenomeno.»

In conclusione, a destare un certo interesse è il ruolo della donna nella vita politica nazionale ed è per questo che Luigi Giuliano de Anna non può non lumeggiare la figura di Sanna Marin che a trentasei anni «è stata la leader di governo più giovane al mondo».

A questo punto, lettori, buon viaggio nelle terre finlandesi all’insegna della bellezza muliebre ricavata da impressioni di viaggiatori attraverso i secoli.

© Antonietta Florio

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