Anna Maria Pierdomenico, Donne pioniere. Settantuno storie vere

«Le cose cambieranno quando ognuno di noi cambierà. Ogni volta che non vengono rispettati i diritti di una donna e di qualsiasi essere umano, ognuno di noi è responsabile.» (A. M. Pierdomenico, Donne pioniere. Settantuno storie vere)

Donne pioniere. Settantuno storie vere di Anna Maria Pierdomenico raccoglie, appunto, storie di donne che hanno segnato la storia mondiale in diversi àmbiti: dalla scienza al cinema, dalla letteratura all’arte, alla politica.

Donne molto spesso relegate ai margini della società in un mondo «pensato dagli uomini per gli uomini»; donne di un grosso spessore intellettuale che non sono state tenute in considerazione e che, anzi, molto spesso, sono state vittime di scherno e derisione.

Queste storie biografiche (ma non troppo), più simili in realtà a un diario di bordo in un viaggio (non cronologico) nella storia, si concentrano sull’operato di queste eroine, consentendoci da un lato di conoscerle più da vicino e apprezzarle, e dall’altro di comprendere la forza e il coraggio nel portare avanti i loro progetti, raggiungendo traguardi importanti, nonostante gli ostacoli. E se a volte il peso da sostenere è troppo grande e, per ciò stesso insostenibile, tanto che soccombono, ciò non impedisce di pensarle come eroine. Vere eroine.

Esemplare è, ad esempio, la vicenda di Italia Donati che, ingiustamente calunniata (era infatti stata accusata di aver abortito con la complicità del sindaco di Porciano), si suicida a 23 anni, poiché sola, abbandonata e non creduta da nessuno.

Reagiscono diversamente Artemisia Gentileschi, «talentuosa pittrice di scuola caravaggesca» e prima donna nella storia ad essere ammessa all’Accademia del Disegno di Firenze, che riesce a riscattarsi dalla sofferenza grazie all’arte, e Isabella Di Morra che fa della poesia il baluardo contro la solitudine cui i suoi fratelli l’hanno condannata, per soddisfare la brama di denaro.

E poi ci sono donne come Elena Lucrezia Cornaro (la prima laureata della storia), Matilde Serao (la prima direttrice di un giornale), Rosa Oliva (la prima donna a partecipare ai concorsi pubblici), Nilde Iotti (la prima donna ad arrivare vicino alla Presidenza del Consiglio e ad essere candidata alla Presidenza della Repubblica).

Ci sono molte altre imprenditrici, scienziate (Marie Curie, Rosalind Franklin), registe e produttrici, attrici (Greta Garbo, Marlene Dietrich, Anna Magnani) che, battendosi, hanno acquistato diritti e posizioni nella società, come Rosa Oliva, grazie alla quale è stato riconosciuto il diritto alle donne italiane di partecipare ai concorsi pubblici (13 maggio 1960) anche se

«Purtroppo la legge è una cosa e la realtà un’altra, quindi la sentenza servì a creare un diritto, ma non a cambiare un radicato sistema di pensiero.»

Prova ne sia la storia di Nellie Bly, che diventerà la prima donna corrispondente di guerra durante il primo conflitto mondiale. Il suo vero nome è Elizabeth Cochran, ma il tentativo di far fortuna come giornalista a New York la costringe ad accettare di pubblicare i suoi articoli con uno pseudonimo, propostole da Joseph Pulitzter, allora direttore del New York World.

Insomma, con Donne pioniere. Settantuno storie vere, Anna Maria Pierdomenico ci fa conoscere donne straordinariamente coraggiose, donne da cui prendere esempio, affinché nulla di ciò che hanno fatto e per cui si sono battute vada perso, pur nella consapevolezza che ancora lunga è la strada verso una vera parità di genere.

Poiché è di questo che si tratta: di parità di genere. E Christine De Pizane, pioniera del femminismo alla fine del 1300, l’aveva capito: l’inferiorità culturale delle donne non era dovuta a una loro predisposizione naturale, ma al fatto che non venissero istruite.

L’auspicio, come viene sottolineato da Manuela Toto nella Presentazione, è che

«questo libro venga letto nelle scuole, agli uomini e le donne di domani, perché il modo per cambiare la mentalità non è solo cambiando le leggi: i veri cambiamenti nascono dal basso, sono stravolgimenti delle abitudini, dei modi di pensare e richiedono l’impegno della società intera.»

© Antonietta Florio

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